Ali Orgen libero
No all’estradizione
Non si può capire l’arresto e la richiesta di estradizione di Ali Orgen se non parliamo del Kurdistan, un paese negato che invece ha un suo popolo, suoi confini, una sua lingua, una sua cultura. Un paese di 40 milioni di persone che ha subìto e subisce il genocidio perpetrato da quegli stati che, come la Turchia, ma anche l’Iran, l’Iraq e la Siria, ne occupano le terre e ne vogliono distruggere la storia.
Ali Orgen è di Bismil. Quotidianamente la Turchia, paese occupante, incarcera, tortura, ammazza, usa armi chimiche, reprime tutti i curdi che lottano per l’indipendenza e per la creazione di una società nuova. Per il solo fatto di parlare il curdo, si rischia la prigione. Ogni formazione politica curda è bandita. Del resto, Amnesty International, altre ong, giuristi democratici, parlamentari di tutto il mondo, hanno denunciato e denunciano ripetutamente questo sistema repressivo turco nei confronti dei curdi.
Ali Orgen ha scelto come tanti altri curdi di manifestare e lottare per la liberazione del proprio popolo, il riconoscimento dei suoi diritti e l’indipendenza dallo Stato turco. Per questo, nel novembre del ’96 è stato arrestato. Dopo tre anni di carcere duro, in cui viene ripetutamente torturato, è condannato a morte, benché non sia mai stato accusato di alcun fatto di sangue. La condanna viene poi tramutata in ergastolo e successivamente in sei anni di reclusione. È un processo farsa, che si svolge senza un avvocato difensore. Al momento della condanna, ad Ali manca da scontare un residuo di pena, ma gli viene abbuonato.
Dal 2003 Ali vive in Italia. Ha scelto di vivere a Taranto, città in cui ha sempre lavorato e in cui ha creato solide e molteplici relazioni sociali. Da un paio d’anni aveva aperto un phone center, il primo della città, per permettere a tutti gli stranieri di chiamare a prezzi modici nei propri paesi. Il centro, ribattezzato “Alicenter”, è diventato un punto di riferimento per tutti i migranti di Taranto e provincia.
Nel 2005, in sua assenza, il processo viene riaperto, e in base alla riforma del codice penale turco, viene condannato a scontare quel presunto residuo.
Quando quest’anno richiede un nuovo passaporto turco per rinnovare il permesso di soggiorno, per tutta risposta insieme al diniego arriva la richiesta di estradizione.
La mattina del 18 agosto Ali viene arrestato. Su di lui pende una richiesta di estradizione totalmente ingiustificata. Ali rischia di finire nelle carceri turche, in cui perdurano le torture, in cui i curdi sono detenuti in condizioni disumane e uccisi.
Questo è Ali Orgen. Non quello dipinto come un “terrorista” dai mass media imbeccati dalle note dell’Interpol e dell’Ucigos, silenziosi complici, insieme al governo italiano, del sistema repressivo turco. Per ulteriore chiarezza ribadiamo che Ali Orgen non è affatto coinvolto nell'inchiesta sul cosiddetto “terrorismo curdo” in Italia, che peraltro si è conclusa in un nulla di fatto, né su questo si basa la sua richiesta di estradizione.
Negli anni novanta Ali è stato vittima di un processo ingiusto. Oggi è vittima di una ingiusta richiesta di estradizione che si basa sull'assurda applicazione di un nuova legge liberticida.
Per questi motivi è nato il Comitato di solidarietà ad Ali Orgen. Questo comitato porrà in essere una serie di iniziative pubbliche per la sua scarcerazione e invita i singoli cittadini e tutte le organizzazioni che sostengono i diritti umani e i diritti dei popoli ad attivarsi per sostenere questa causa e per impedire l'estradizione.
Comitato di solidarietà ad Ali Orgen
non ci sono parole è uno scandalo
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