NOTIZIE BREVI

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GIOVEDì 28 OTTOBRE ORE 11 CONFERENZA STAMPA PRESSO LA CONFEDERAZIONE COBAS (via Lazio n°51)

LA QUESTIONE KURDA RACCONTATA DA OCALAN


DAL MANIFESTO del 09 gennaio 2010

Una pace giusta per noi kurdi

di Abdullah Ocalan
Saluto con grande rispetto tutti i lettori de il manifesto e le amiche e gli amici in Italia.
Un mio ringraziamento particolare va al vostro giornale che mi consente in questo modo la possibilità di esprimere le mie opinioni.
L'Italia è un paese che per me ha un significato tutto particolare.
Non solo perché nel novembre del 1998 la ricerca di una soluzione democratica della questione kurda mi ha condotto a Roma, ma anche per la grande considerazione che nutro nei confronti della storia italiana e delle lotte di liberazione che vi si sono svolte.
Nel mio libro più recente dal titolo La democratizzazione della cultura mediorientale ho dedicato alcune pagine all'Italia e al suo ruolo. Spero che avrò presto l'opportunità di condividerlo coi lettori. Di persona forse una comunicazione diretta non sarà mai possibile a causa del mio isolamento.
Della congiura internazionale che da Roma mi ha portato sull'isola di Imrali vorrei parlare in un altro momento. Non solo per discutere del significato storico di questo evento per i kurdi, ma anche delle strutture di potere del sistema globale e del carattere delle relazioni internazionali. Penso che questo potrebbe interessare anche alla parte progressista dell'opinione pubblica europea.
Io stesso ho tratto degli insegnamenti storici dalla mia odissea durata tre mesi che mi ha condotto a Atene, Mosca e Roma.
Il concetto centrale che si trova nei miei libri più recenti è il concetto di «spirito moderno capitalista», che in questa mia avventura ho conosciuto da vicino, insieme alle sue mille maschere ed armature. Se non fosse stato così, non sarei mai giunto alle conclusioni alle quali sono arrivato. Sarei forse rimasto attaccato ad un semplice nazionalismo di tipo statalista, oppure alla fine sarei diventato parte di un movimento classico di sinistra, come molti prima di me. Come persona pensante orientata verso le scienze sociali, non voglio trarre alcuna conclusione definitiva, tuttavia parto dal presupposto che non sarei mai potuto giungere alle mie analisi odierne.
Insieme al popolo kurdo, combatto non solo per la nostra identità e la nostra esistenza. La nostra battaglia è rivolta anche contro l'ideologia dominante dello spirito moderno capitalista e cerca di portare dalla Mesopotamia, la culla dell'umanità, un contributo per la creazione di un'alternativa, che noi chiamiamo «spirito moderno democratico».
In un contesto di paranoia globale del terrorismo, i tentativi dello stato turco di etichettare la nostra lotta democratica come «terrorista», per noi non sono altro che il gioco della propaganda di vecchia conoscenza. La mentalità dello stato turco di negare fino ad oggi al popolo kurdo i diritti umani fondamentali, non si discosta molto dalla mentalità autoritaria, altrettanto fascista, che nel ventesimo secolo aveva messo piede in Germania ed in Italia.
Ancora oggi la stato turco perpetra un genocidio politico, economico e culturale nei confronti dei kurdi. Al quale il popolo kurdo oppone una resistenza dura ed organizzata. Contro il nazionalismo sciovinista e fascistoide che nel frattempo porta avanti una cultura del linciaggio ovunque vivano i kurdi, continuo la mia ricerca di una soluzione pacifica e democratica. A partire dal 1993 ad oggi ho fatto numerose proposte e passi concreti. Il cessate il fuoco unilaterale del 1999, l'anno della crisi, mantenuto nonostante i vari attacchi, il ritiro della guerriglia dal territorio della Turchia e le delegazioni di pace simboliche dall'Europa e dai monti Kandil, sono solo una piccola parte dei tentativi di pace. Il fatto che anche nel 2009 le armi abbiano taciuto unilateralmente ed una delegazione di guerriglieri sia giunta in Turchia dai monti Kandil, deve servire come prova della continuità e della perseveranza dei miei tentativi di pace.
Nonostante tutto l'atteggiamento dello stato turco non è cambiato. I nostri sforzi in direzione della pace continuano ad essere sottovalutati e vegono indicati come segno di debolezza. Continuano le operazioni militari e gli attacchi contro la popolazione. Tutte le istituzioni statali continuano a gridare ad una sola voce: «Liquidateli!». La manovra diversiva più subdola la sta facendo l'attuale governo dell' AKP, che vuole far credere agli stati europei di operare per la democratizzazione e la soluzione della questione kurda.
E' lo stesso governo che ha fatto leggi grazie alle quali le prigioni turche sono piene di bambini kurdi, e grazie alle quali recentemente a Sirnak cinque bambini sono stati condannati a 305 anni di prigione. Grazie a questo governo è stato possibile vietare il Partito per una Società Democratica (DTP). Ed è sempre questo governo che umilia i kurdi, portando via in manette i sindaci kurdi da loro eletti, rievocando immagini di deportazioni in campi di concentramento.
Il popolo kurdo non smetterà mai di lottare per i propri diritti fondamentali. Continuerà ad organizzarsi per il raggiungimento della dignità e di una vita libera. Otterrà la libertà lottando con mezzi democratici, ma anche rivendicando il diritto all'autodifesa. Non ho il minimo dubbio.
A conclusione di quest'articolo scritto all'inizio di un nuovo anno, auguro al popolo italiano un felice 2010. Possa quest'anno portare alla liberazione dei popoli, delle classi e dei generi oppressi.
Traduzione di Simona Lavo